Alta velocità su ferro sì, anche per l’Umbria. L’esperto spiega perché
di Diego Zurli architetto - La ripresa di interesse che l’ipotesi di realizzare una nuova stazione sulla linea Av tra Roma e Firenze sta suscitando in Umbria e in Toscana (è di questi giorni la posizione assunta del segretario del Partito democratico Enrico Letta) mi offre l’occasione per tornare nuovamente su un argomento che ho avuto l’opportunità di affrontare più volte in pubblici dibattiti, saggi e convegni (da ultimo sulla rivista Umbria Ricerche 1/2021). Quest’ultima, ha anche chiesto sia di inserire il raddoppio della Direttissima nel Contratto di programma MIit/Rfi, sia di realizzare un nuovo collegamento ferroviario ad alta velocità tra Pisa e Firenze; il Comune di Parma ha a sua volta sottoscritto un intesa con fiI e il ministro Giovannini per l’inserimento della città nei servizi ferroviari Av/Ac realizzando una nuova stazione (a circa 30 km dalla Mediopadana di Reggio Emilia, il che suscita non poche perplessità). Potrei continuare a lungo con altri esempi del genere per confermare l’attenzione quasi spasmodica che la politica, in vista degli investimenti che lo Stato prevede di attivare, sta riservando negli ultimi mesi al tema dell’alta velocità.